Il canto delle tenebre


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Un progetto di Marianne Pousseur et Enrico Bagnoli

a partire dalle poesie di Berthold Brecht

con musica di Hanns Eisler


Video dello spettacolo in formato MP4

fare click qui per ascoltare una canzone del progetto con Real Audio Player

Introduzione
Le domande
A proposito della forma
I mezzi tecnologici
La scenografia
La necessità di leggerezza
Passato e futuro
Il sonno della ragione genera mostri
Informazioni complementari

Curriculum vitae di Marianne Pousseur

Curriculum vitae di Enrico Bagnoli


Introduzione

Quando si rileggono con attenzione le poesie di Bertold Brecht non si può fare a meno di constare che, sebbene siano state scritte in un contesto politico-sociale estremamente differente dal nostro, queste rimangono estremamente attuali. Anzi, allontanate dal contesto ideologico che le ha fatte nascere, propongono ancora un terreno di riflessione di rara fertilità Questo e' dovuto senza dubbio all'intelligenza ed all'acume critico del loro autore, ma anche, cosa raramente messa in rilievo, alla qualità poetica, alla tenerezza espressa in situazioni intime che ce le rendono vicine e familiari. La maggior parte di queste poesie è stata scritta durante l'esilio, descrivendo il rapporto dell'artista alla guerra: la presa di coscienza della degradazione dei valori umani in contrasto con la pace e la bellezza della natura in cui egli vive e che osserva, il suo desiderio di impegno, la sua incapacità di combattere, arrivando alla conclusione che la migliore arma a disposizione del poeta resta proprio la scrittura. Non è un caso che Brecht non sia mai stato il portabandiera dell'ideologia dei paesi del blocco sovietico, al contrario, i responsabili comunisti sono stati sempre estremamente diffidenti nei suoi riguardi, preferendogli artisti meno interessanti ma più indottrinati ed ortodossi alla politica culturale del partito. Al contrario in occidente l'opra di Brecht ha rappresentato una alternativa solida e strutturata alla cultura borghese, proponendo, ad esempio, testi come "la Madre", nel quale, caso rarissimo nel repertorio teatrale, nessun personaggio appartiene ad una classe sociale più elevata di quella di un modesto maestro. Il rapporto con la musica di Hanns Eisler e' di rara fertilità: "la musica di Eisler è più che un accompagnamento del testo di Brecht: lo completa, lo sviluppa e a volte lo contraddice in un dialogo straordinario nel quale la poesia risulta sempre esaltata" (Isabelle Pousseur). Sentiamo l'urgenza di comunicare questa ricchezza poetica nel modo più diretto possibile, di renderla accessibile ad un pubblico il più vasto possibile.


Le domande

All'indomani della caduta del muro di Berlino, la speranza di cambiamento della società rappresentata dall'utopia socialista, almeno nella direzione desiderata da Eisler e Brecht non esiste più. Al suo posto resta il vuoto. Il modello di società in cui viviamo si è affermato come l'unico possibile su scala planetaria. Non che questo sia dovuto ad una reale riflessione politico-sociale, anzi da più parti si sollevano dubbi sui disequilibri intrinseci ad un sistema capitalista, soprattutto al livello della distribuzione delle ricchezze sul pianeta, e sul problema riflesso che questo rappresenta in termini di fame, esclusione, emigrazione. In ogni caso, un po' per l'assenza di alternative credibili, un po' per la veemenza propagandista con la quale tale sistema ha lottato per imporsi soprattutto negli anni della guerra fredda, le voci che mettono in dubbio la dottrina economico-politica dei paesi capitalisti, arrivano sempre più deboli ed isolate. L'assenza di alternative ha fatto in modo che le domande restino immutate, ma che le risposte, per utopiche che fossero, non esistano più. E pertanto, interpellati dagli autori, ci sentiamo in dovere, nell'impossibilità di fornire le risposte, almeno di continuare a porre le domande à quelli che nasceranno dopo di noi. Ma il nostro compito non è quello di porre le domande nella stessa forma di Brecht ed Eisler. Dobbiamo utilizzare il linguaggio e le tecnologie contemporanee per tenere viva l'urgenza di tali interrogativi. «E' inevitabile che la drammaturgia, affinché possa interessarsi a tematiche importanti, intrattenga rapporti sempre più stretti con la scienza » (B.Brecht)


A proposito della forma

Siamo convinti che la forma del concerto classico sia insoddisfacente da vari punti di vista. Senza creare una reale relazione tra il pubblico e gli interpreti, è ugualmente incapace di creare un clima propizio all'ascolto. La scena rappresenta esclusivamente il luogo dove si installano i musicisti, in un ordine dettato esclusivamente dalla musica, raramente l'utilizzazione dello spazio, della luce, la relazione con il pubblico sono effettivamente riflettuti. L'aspetto visivo è messo da parte, spesso per negligenza, a volte volontariamente, come se questo dovesse una volta messo a punto, sacrificare l'ascolto. D'altro canto in un concerto di canto, quando la lingua utilizzata non è la stessa di quella del pubblico, il solo modo di rendere comprensibile il testo è quella di distribuire dei libretti, che hanno l'inconveniente di essere poco leggibili in sale oscure, di obbligare il lettore ad abbandonare con lo sguardo l'interprete, senza garantire una comprensione in tempo reale; insomma di deconcentrare l'ascoltatore/spettatore da ciò che avviene su scena (per non parlare del rumore delle pagine!). All'Opera questo problema è risolto dalla presenza di un sistema di sottotitoli che ha comunque lo svantaggio di essere completamente esteriore all'azione scenica. Ora, se a volte una comprensione globale della storia od un riassunto del testo si rivelano sufficienti alla maggior parte dei casi, nel nostro progetto è indispensabile che ogni parola possa essere compresa, restando nei tempi della musica.


I mezzi tecnologici

I progressi effettuati fino ad oggi nel campo del trattamento di sequenze filmate ed immagini su computer è impressionante. Come del campo della registrazione audio alcuni programmi sono in grado di sostituire un sofisticato studio di registrazione, nel campo delle immagini si è arrivati ad un livello semplicemente impensabile fino a cinque anni fa. Una apparecchiatura allo stesso tempo estremamente leggera ed elaborata ci permetterà di archiviare immagini, testo, estratti sonori e visivi nel computer; un programma scritto appositamente per questo progetto ci permetterà di dare sempre, nella lingua del paese dove si fa lo spettacolo, la traduzione dei testi in tempo reale, tramite una proiezione, e questo nella forma grafica la più adeguata, la più chiara ed esplicativa possibile, adattata a ciascun differente poema, e completamente integrata all'azione scenica in modo che lo spettatore sia capace di abbracciare con lo sguardo sia le immagini che l'interprete. Questo dispositivo ci permetterà ugualmente di sviluppare un terzo elemento visivo, una finestra sull'esterno, sul mondo, sul nostro tempo, attraverso un'alternanza tra reportage dell'epoca degli autori e la nostra attualità contemporanea, scelta ed elaborata per mezzo dell'informatica, in modo di aggiungere una terza possibilità al rapporto dialettico musica-testo. Attraverso le foto dell'artista Carl de Keyser (Magnum), specialmente in quanto concerne il suo ultimo lavoro "East of Eden", vorremo proporre, in modo diretto ed estremamente chiaro, uno specchio lucido e disincantato del vuoto lasciato dal comunismo e della tristezza e la desolazione del sistema agghiacciante e disordinato che non ha tardato a prenderne il posto.

In una società dove la maggioranza dei giovani è totalmente ignara dell'Olocausto, è possibile che il limite maggiore dell'artista contemporaneo sia proprio quello di non arrivare a comunicare con le persone del proprio tempo, di rifugiarsi in oasi protette, lontane dalla realtà, soprattutto giovanile, e di lasciare alla televisione il compito di occuparsi delle generazioni con le quali si è perduto il contatto. Siamo convinti che le nuove tecnologie « multimedia » non siano l'appannaggio esclusivo dei direttori di marketing per illustrare le nuove strategie commerciali, ma che sia compito dei creatori di arti visive di piegare questi strumenti ad un uso artistico, di riappropriarsi di questi nuovi media per potere continuare ad esprimersi, a comunicare.


Quando la notte sono disteso vicino a te,

senza sonno spesso cerco la tua manina.

Sicuramente stanno gia progettando per te delle guerre

Che cosa potrò fare per impedirti di credere alle loro sporche mensogne?


La scenografia

La scenografia è concepita per rendere possibile l'interazione tra diversi mezzi di comunicazione. La musica, il testo, le foto, le immagini filmate e l'azione teatrale sono, in questo progetto, sullo stesso piano, e nessuna di essa è complementare o subordinata ad un altra. Sarà il testo dei vari poemi a guidarci di volta in volta sull'elemento che dovrà prendere il centro focale dell'azione, e questo dovrà essere reso possibile dai mezzi tecnici. Vogliamo di nuovo sottolineare come questa rappresenti un'esperienza assolutamente singolare ed innovatrice. Si sono sicuramente già visti spettacoli con proiezioni video, ma spesso essendo la fonte un videoregistratore, la grandezza dell'immagine ed il luogo di proiezione restavano gli stessi per tutta la durata dello spettacolo. La traduzione simultanea ed il sistema di sottotitoli stanno cominciando ad entrare anche nel mondo dello spettacolo, ma non in modo totalmente integrato all'azione scenica, tanto che c'è sempre prima o poi un momento in cui lo spettatore è costretto a fare una scelta tra le immagini filmate o il testo. Il discorso è più o meno lo stesso per le foto, dove un sistema di proiezione di diapositive rende il processo un po' statico. E' per questo che stiamo lavorando da tempo all'elaborazione del sistema informatico che renderà possibile la totale fluidità e mobilità del materiale visivo, ma trattandosi di uno spettacolo, molta attenzione deve essere portata anche agli elementi tradizionalmente più inerenti al teatro come la scenografia e le luci. Si è dovuto inventare un luogo, piuttosto un oggetto, una Magic-Box, dove questo nuovo universo che vogliamo creare cominci a prendere una forma autonoma. Il riferimento più o meno esplicito è al teatro di Piscator, all'attenzione che questo regista portava alla novità, inserendo nei suoi spettacoli innovazioni tecnologiche, come la proiezione di filmati, assolutamente pionieristiche per l'epoca. A queste esperienze Brecht fa riferimento nei suoi scritti sul teatro (L'achat du cuivre). Altro personaggio, sempre dell'est europeo, il cui spirito di ricerca e di innovazione prendiamo sempre come riferimento è Joseph Svoboda. Le sue esperienze a Praga con la « Lanterna Magika » sono per noi un insegnamento ed un monito sull'attitudine con la quale un creatore della parte visiva di uno spettacolo dovrebbe affrontare una creazione. I suoi spettacoli mescolavano proiezioni, effetti speciali, mobilità del palcoscenico. Il suo uso della luce (ancora oggi esistono nella produzione commerciale proiettori che portano il suo nome) è completamente rivoluzionario. Certamente Svoboda era un architetto, ed aveva al suo fianco chimici, ingegneri, fisici che cercavano e producevano per lui oggetti assolutamente mai visti, neppure in occidente. La nostra « Magic Box », o volume dell'immaginazione dovrà misurare almeno sei metri di larghezza su quattro di altezza. La superficie di proiezione, al posto dello schermo tradizionale, sarà rappresentata da delle strisce di tessuto elastico leggermente sovrapposte tra di loro. L'interprete potrà entrare ed uscire dall'immagine, apparire in alto ( sul retro dello schermo una struttura praticabile renderà possibile l'accesso ad altezze diverse). In basso a sinistra sarà inserito il pianoforte, parte integrante della scatola magica, come incluso e conglobato in essa. Il rapporto tra dettaglio e piano generale, tra campo largo e primo piano potrà cosi' essere sfruttato in ogni momento.


La necessità di leggerezza

Abbiamo notato come la maggior parte degli spettacoli ai quali partecipiamo non è sufficientemente rappresentata, indipendentemente dall'importanza di questi ultimi. Anche spettacoli di grande valore, accolti da pubblico e critica con grande entusiasmo, hanno difficoltà a girare. E purtroppo questa non è una realtà nazionale ma è estesa ai diversi paesi nei quali abbiamo svolto la nostra attività. Senza alcun dubbio c'è da parte dei diversi coproduttori una tendenza all'esclusività, ad una politica culturale basata sull'evento, sulla prima esecuzione mondiale, la prima nazionale, come se uno spettacolo che sia già stato visto in un altro luogo avesse in qualche modo perso la sua verginità il suo interesse, piuttosto che guadagnato in esperienza. D'altra parte sono i creatori stessi ad essere messi in discussione: è come se uno spettacolo per potersi dire professionale avesse bisogno di talmente tanti sforzi produttivi specialmente in termini di tecnica, noleggi, trasporti, pubblicità in modo da far lievitare i costi di produzione fino a rendere la vendita dello spettacolo stesso estremamente problematica, almeno per quelle istituzioni che non dispongono di risorse finanziarie astronomiche, ma bensì di un pubblico, a volte di provincia, che ha gli stessi diritti del pubblico dei grandi festival e delle grandi città a vedere degli artisti prodursi su un palcoscenico.


Passato e futuro

L'esperienza del "Songbooks" di John Cage (spettacolo prodotto dal Kunsten Festival des Arts di Bruxelles) ci da la forza di continuare nella il cammino intrapreso. Nel « Songbooks », eravamo curiosi di capire quello che una generazione, la nostra, aveva assorbito della potenza innovatrice del pensiero di John Cage: rapporto al caso ed all'aleatorio, libertà di interpretazione apertura a nuove esperienze musicali e teatrali. In Brecht, quello che ci interessa è andare alla radice, all'essenza del suo messaggio, spogliato dalla fede marxista a da ogni ideologia. Ed ancora una volta come nel caso di "Songbooks", piuttosto che trasmettere integralmente i canoni brechtiani, ci interessa di toccare con mano la densità e l'elemento motore contenuti nell'opera di questi artisti, uomini teatro e musicisti. Vorremmo dunque fare un grande progetto senza dovere ricorrere ad enormi risorse tecniche, vorremmo fare uno spettacolo notevole visualmente, teatralmente, musicalmente, ma che sia allo stesso tempo estremamente leggero, capace di adattarsi a spazi diversi, sia ad una sala perfettamente equipaggiata che in una piazza di un paese.


Il sonno della ragione genera mostri

L'attitudine di Brecht rispetto al nazismo non è, in fin dei conti, talmente differente da quella di molti intellettuali del giorno d'oggi rispetto ai molti avvenimenti dolorosi dell'attualità come per esempio la guerra in Bosnia. Di fronte all'impossibilità di reagire all'abiezione ed alla degenerazione del genere umano in situazioni di guerra, alcuni non hanno trovato il coraggio di restare ad assistere impotenti, pensiamo a Gilles Deleuze o ad Alexander Langer, che hanno voluto marcare la loro vergogna di appartenere al genere umano compiendo il gesto più estremo. Ciò che ci tocca di più è che proprio Gilles Deleuze nelle sue ultime interviste, sosteneva che l'arte è la sola risposta possibile alla barbarie. Anche noi siamo rimasti terribilmente colpiti dalle immagini ricevute in occasione degli ultimi conflitti: il loro contenuto e la loro utilizzazione. Anche noi abbiamo provato questo sentimento di impotenza, e spesso ci siamo chiesti che cosa potevamo fare. Vorremmo cercare di concentrare tutte le risposte possibili in questo spettacolo: indignazione, impotenza, speranza. Vorremmo cercare insieme il modo di restare svegli ed attivi. Vorremmo, se ne avremo la possibilità, seguire la direttiva brechtiana di "cambiare il teatro per cambiare il mondo"

E' il tempo delle tenebre Nella città straniera

Pertanto il passo resta leggero e la fronte è liscia.

Dura umanità, insensibile assomiglia a dei pesci congelati da tempo.

Pertanto il cuore resta pronto a balzare

Ed il sorriso dolce.


Informazioni complementari

« Il canto delle tenebre» è un progetto di

Interprti: Marianne Pousseur, Johan Bossers

Concezione dello spazio scenico, delle luci e dello sviluppo informatico: Enrico Bagnoli

Indirizzo dei contatti:

Marianne Pousseur ed Enrico Bagnoli,

In Belgio

12 Impasse des Combattants, B-1081 Bruxelles.

Tel. + 32 2 410 91 18 Fax + 32 2 410 90 62

In Italia

383 Pecille, Marcialla (FI)

Tel + Fax + 39 571 66 94 77

E-Mail ebagnoli@glo.be

Un disco con le canzoni di Brecht ed Eisler è stato registrato da Marianne Pousseur et Kaat De Windt per Sub Rosa P.O. Box 808 CM 1000 Bruxelles Belgium

Vorremmo ringraziare Carl De Keyser per averci permesso di utilizzare le sue foto.

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